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Storia di Atene



 

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Storia di Atene

Atene è la capitale della  Grecia e anche il luogo cui la storia affida la nascita della democrazia. La storia di Atene comincia con un mito: secondo la leggenda difatti la città fu fondata nel III millennio da due dei, Atena e Poseidone. Le due divinità iniziarono però  ben presto a litigare perché ciascuno voleva che la città avesse il proprio nome e alla fine decisero che fossero gli ateniesi stessi a dirimere la questione lasciando loro la facoltà di scegliere il nome preferito tra i due.

Acropoli di AteneQuesto evento testimonierebbe l'innata vocazione democratica della città che mostrò fin dalle origini  amore per la partecipazione e la libertà. Si narra che Atena e Poseidone riunirono tutto il popolo ateniese sull’acropoli mostrando ciascuno il proprio dono alla città: Poseidone regalò agli ateniesi uno splendido cavallo bianco, emblema di vigore, forza e coraggio, promettendo loro il sostegno in battaglia, mentre Atena offrì un rigoglioso ulivo con la promessa di donare saggezza, intelligenza e pace. La leggenda racconta che fu a questo punto che un anziano prese parola per pronunciare questa frase: "Entrambi i doni sono degni di essere scelti, ma la guerra che può sì portare ricchezza e potere è un fatto dalla natura troppo incerta, mentre la pace, anche se porta doni meno vistosi, garantisce maggior stabilità e sicurezza". Tutti concordarono con le parole pronunciate dal vecchio saggio e alla fine la scelta degli ateniesi premiò Atena da cui la città prese il nome.

Panorama di Atene con l'AcropoliAtene fu retta dapprima da una monarchia, con la scelta come re, da parte di Atena, dell’egiziano Cecrope, successivamente fu l’aristocrazia a prendere il potere affidando il governo della città a nove arconti, tutti provenienti dal ceto nobiliare. Le continue lotte interne degli arconti resero instabile il governo e spinsero Dragone (circa 620 a.C.) ad assumere pieni poteri e a prendere una serie di provvedimenti volti a stabilizzare la situazione. I provvedimenti presi da Dragone furono così severi e duri che ancora oggi si usa il termine "draconiano" per indicare disposizioni rigorose e aspre.

Nonostante il rigore delle leggi, Dragone non riuscìe a ristabilire l’ordine sociale e sulla scena ateniese comparve Solone (638.a.C – 558 a.C) nominato arconte a pieni poteri, importante legislatore e poeta, considerato dagli antichi uno dei Sette Savi e uno dei padri fondatori della democrazia. Aristotele definisce Solone "un arbitro della costituzione" la cui opera si può riassumere in tre punti: abolizione della schiavitù per debiti, riforma timocratica e  riforma del sistema attico di pesi e misure.

Solone intervenne nell’agricoltura limitando il potere dei nobili con un provvedimento che abolì le ipoteche fondiarie, concedendo inoltre l’amnistia agli esiliati e ai condannati politici. La riforma più importante sotto il punto di vista costituzionale fu la divisione della popolazione in quattro classi su base timocratica: i pentacosiomedmi, ossia coloro i quali avevano una rendita annuale di 500 medimni di cereali, i cavalieri, la cui rendita era pari a 300 medimni, gli zeugiti, la cui rendita ammontava a 200 medimni e infine i teti o nullatenenti.

Dopo Solone fu la volta di Pisistrato che nel 560 a.C. salì al potere e diventò tiranno. Pisistrato fu esiliato dopo poco in Tracia. Nel 546 riusì a tornare in patria dove governò fino al 527 instaurando una tirannia che privòi cittadini di numerose libertà morali e civili. Molti storici giudicano comunque positivamente il suo operato, valutandolo come un tiranno dotato di lungimiranza e abilità. Alla sua morte subentrarono i due figli, Ippia e Ipparco.Ipparco venne ucciso in una  congiura ordita da Armodio e Aristogitone.

Il fratello Ippia scatenò una feroce repressione ma nel 510 fucacciato da Atene e gli aristocratici tornarono al potere. Questo ritorno fu però breve poiché nel  508 fu la volta di Clistene che assunse la guida della città. Fu Clistene a compiere una vera riforma democratica, modificando il sistema sociale ateniese, dividendo lo stato in dieci "tribù" territoriali ed eliminando così i vecchi gruppi di potere che da troppo tempo concentravano il potere nelle loro mani. Aristotele, all’interno del saggio "Athenaion politeia", definisce questa riforma un saggio tentativo di "mescolare la popolazione", ispirato dalla volontà di combattere i vecchi privilegi storicamente assegnati alla nobiltà di nascita. Risale inoltre alla riforma costituzionale di Clistene l’introduzione della procedura dell’ostracismo, mediante la quale l’assemblea generale poteva decidere in merito all’eventuale esilio di uno dei suoi membri su proposta di un cittadino.

Sotto la spinta positiva di questo vento democratico crebbe Pericle, politico ateniese, figlio di di Agariste e Santippo, celebre comandante della flotta ateniese vittoriosa sui Persiani a Micale nel 479 a.C. Pericle guidò Atene per un trentennio attuando un programma di espansione politica e commerciale, sforzandosi di estendere l’egemonia ateniese su tutta la Grecia. Tentò inutilmente l’espansione verso Oriente, espansione che  culminò nell’infelice spedizione contro la Persia (458-452). Per sua iniziativa venne costruito il Partenone, celebre tempio posto sull’Acropoli in onore di Athena Parthenos, protettrice della città.

Acropoli di AteneLa difficilissima situazione creatasi con la Guerra del Peloponneso portò alla sua caduta nel 430. La guerra del Peloponneso durò quasi trent’anni (dal 431 a.C al 404 a.C) e fu combattuta dalle due eterne città rivali, Sparta e Atene, supportate dalle rispettive coalizioni, per il controllo della Grecia.  Fondamentale nella ricostruzione delle tappe di questo lungo conflitto fu l’opera dello storico Tucidide intitolata proprio "La guerra del Peloponneso". Il conflitto si svolse in tre fasi: la prima finì ad armi pari con la pace di Nicia del 421; la seconda vide la sconfitta ateniese a Mantinea nel 418 e la distruzione della flotta attica nel porto di Siracusa; la terza, dopo la sconfitta ateniese a Egospotami del 405, si concluse con la resa di Atene, ormai assediata dalle forze spartane.

La guerra del Peloponneso si concluse col declino della famosa polis che non riuscì più a tornare all’antico splendore di un tempo sino a quando, con l’avanzare di Filippo II, fu sottomessa dalla Macedonia ( 338 a.c) e successivamente dai Romani (146 a.c).

 

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