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Storia di Salonicco

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Salonicco o Tessalonica, nel cuore dei Balcani, 300 km a nord-ovest di Atene, città di biblica memoria, importante colonia ebraica sin dalle sue origini e uno tra i primi centri della cristianità.
Paolo di Tarso, il santo folgorato sulla via di Damasco, ne fa menzione all’interno del Nuovo Testamento, elogiando nelle famose “Lettere ai tessalonicesi” la loro fede definita salda ed esemplare.
E’ la seconda città della Grecia per numero di abitanti e la prima della regione greca della Macedonia.
Fu fondata nel 315 da Cassandro, re dei Macedoni, che le diede il nome dell’amata moglie Tessalonica chiamata così dal padre Filippo II di Macedonia per celebrare la sua nascita nel giorno in cui egli ottenne una vittoria (nike) sui Tessalici.
Nel 146 d.c. a seguito della caduta del regno di Macedonia, entrò a far parte del vastissimo Impero Romano diventando un importantissimo centro commerciale grazie alla costruzione della Via Egnatia.
Nel 390 fu bersaglio di una feroce vendetta dell'imperatore Teodosio che, per punire i suoi abitanti che gli si erano ribellati col pretesto di difendere un artista del circo incarcerato, ne ordinò lo sterminio.
Nei secoli successivi, preda di una serie di invasioni barbariche, perse molto del proprio splendore, ma continuò comunque a rimanere la seconda città dell'Impero, dopo Costantinopoli.
Occupata dai Normanni alla fine del sec. XII, fu presa nel 1204 da Bonifacio marchese del Monferrato che ne fece la capitale del proprio regno (regno di Salonicco) e quindi (1222) con Teodoro d'Epiro divenne capitale del despotato d'Epiro.
Ripresa dai Bizantini nel 1246, sottoposta alla crescente pressione turca, fu più volte da questi occupata per breve tempo (fine del sec. XIV).
Fu anche veneziana (1423-30) ma nel 1430 cadde definitivamente in mano ai Turchi.
Negli anni successivi Grecia e Bulgaria se la contesero aspramente durante le guerre balcaniche sino a che nel 1913 fu annessa alla Grecia.


Il primo conflitto mondiale (1915) la riportò ancora una volta ad essere teatro di guerra dopo che le truppe dell’ Intesa vi sbarcarono per insediarvisi stabilmente, punto nevralgico nelle operazioni militari.
Il 29 settembre 1918 fu firmato l’armistizio tra l’Intesa e la Bulgaria.
Fu occupata durante il secondo conflitto mondiale dalle truppe naziste che la abbandonarono nell’ottobre 1944.


Paesaggi incantevoli in cui natura e storia si fondono in un quadro dalle tinte uniche e preziose, tela pregiata, l’odierna Salonicco, la “ninfa del golfo Thermaico”, è una città che ha saputo mantenere inalterato nel tempo il proprio fascino ed intatta la capacità di ammaliare l’occhio dei numerosi visitatori che ne hanno calcato le sabbiose spiaggie deliziandosi dello spettacolo unico che è in grado di regalare.


La Torre Bianca, monumento simbolo della città, la Rotonda, le Terme Bizantine, le Moschee, il Duomo di Agios Dimitros, il Palazzo della Musica, il Museo Archeologico, il Museo Ebraico e quello della Storia e della Cultura, sono solo alcuni dei luoghi simbolo di questa città che è stata storia nella storia, incontro di realtà diverse, babele antica e moderna.


Perla incastonata tra i Balcani, terra di nascita del poeta Nazim Hikmet, cui diede i natali nel 1902. Poeta commovente di versi e di vita, accusato di aver tentato di incitare l’esercito turco alla ribellione, fu condannato alle punizioni più terribili.


E’ Pablo Neruda a raccontare l’orgoglio dell’amico: “Il mio fratello poeta ha sentito le sue forze mancare: i miei aguzzini vogliono vedermi soffrire. Resiste con orgoglio. Comincia a cantare, all'inizio la sua voce è bassa, poi sempre più alta fino ad urlare. Ha cantato tutte le canzoni, tutti i poemi d'amore che riesce a ricordare, i suoi stessi versi, le ballate d'amore dei contadini, gli inni di battaglia della gente comune. Ha cantato qualsiasi cosa che la sua mente ricordasse . E così ha vinto i suoi torturatori".
Resiste con orgoglio Hikmet, con onore e con coraggio, con lo stesso spirito mai domo col quale Salonicco ha saputo resistere nel corso dei secoli ad invasioni e sottomissioni.
Città orgogliosa e fiera esattamente come i suoi figli.


E’ Mark Mazower, autore del libro “Salonicco, città di fantasmi”, vincitore nel 2005 del National Jewish Book Award per la storia, a darci un’idea completa della tolleranza di questa città che per secoli vide convivere musulmani, ebrei e cristiani. Egli scrive: “A Salonicco cristiani, ebrei e musulmani hanno convissuto per secoli. Fino al 1943, quando tutti gli ebrei della città vennero deportati, soprattutto ad Auschwitz. Per la prima volta dal 1430, quando il sultano Murad II varcò trionfalmente le sue porte, la città era ritornata completamente greca. Ma fino ad allora le rive del Mediterraneo avevano ospitato una metropoli dove s'incrociavano minareti e cipressi, sinagoghe e monasteri, capitelli romani e chiese bizantine... Sotto il dominio ottomano, Salonicco fu colpita da epidemie e carestie, ma nel suo affollato bazar i facchini e i lustrascarpe parlavano almeno una mezza dozzina di lingue. Era un mondo in cui le religioni convivevano e si scontravano. Pope, imam e rabbini gareggiavano in pietà e misticismo.


Tra le botteghe e i fondachi, trafficavano mercanti egiziani e schiavi ucraini, rabbini fuggiti dalla Spagna e pasha turchi, pellegrini ortodossi diretti al vicino Monte Athos, briganti albanesi e dervisci sufi”.


Splendido esempio di incontro, terra di scontro deciso e leale con la sana abitudine alla convivenza e la civile educazione alla tolleranza, Salonicco è prova storica e commovente testimonianza che il dialogo tra fedi e realtà diverse è stato possibile e non è semplicemente quel che oggi sembra, sogno infranto, destinato purtroppo a restare fantasma della memoria.


Articolo di F. Ceci




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